Il diritto della coscienza ed il processo democratico

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    Cari amici,
    la recente attualità mi porta a voler chiarire alcuni aspetti del nostro rapporto con la politica attraverso l’analisi del nostro quinto principio, per evitare l’assunto che il nostro dirci democratici approvi una situazione come quella che stiamo vivendo. Il nostro Quinto Principio afferma:
    il diritto della coscienza e l’uso del processo democratico nelle nostre congregazioni e nella società in generale.
    Nell’analizzare questo principio la prima cosa che dobbiamo chiederci è che cosa si intenda per processo democratico. Personalmente lo intendo come il processo che, in diverse fasi, porti dalla selezione dei candidati al Parlamento sino alla produzione di leggi articolate e complesse.
    Forse è il caso di ripassare un paio di queste fasi, vedendo quale possa essere il loro uso proprio e quali ne siano invece le distorsioni.
    Anzitutto un concetto di fondo: la politica è una cosa seria, che richiede preparazione e competenza. La politica riguarda inoltre l’esercizio del potere, e come tale è costitutivamente a rischio di corruzione. In ragione di ciò si dovrebbero prevedere forti misure anticorruzione, che aiutino il politico a difendersi dal fenomeno. I singoli partiti hanno il compito di proporre agli elettori profili di elevata competenza che non abbiano la reputazione già macchiata in partenza. I cittadini, nel novero di proposte credibili, hanno la forte responsabilità di scegliere i profili più adatti a rappresentarli. La campagna elettorale dovrebbe essere quel momento in cui i partiti presentano ai cittadini la competenza e la credibilità dei propri candidati. Una volta eletti, i candidati entrano a far parte di un consesso, (Assemblea/Parlamento) in cui tutte le diverse istanze vengano rappresentate, che abbia come prassi un dialogo cadenzato da regole, che porti alla formulazione di leggi articolate, capaci di restituire la complessità del reale.
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    [ph cc: @element5 via Pexels.com]
    Ebbene, in questo momento tutto il processo descritto è patologicamente in sofferenza. Anzitutto a partire dal concetto di politica: è passata l’idea per cui l’incompetenza sia la migliore cura contro la corruzione, che l’onestà sia diretta conseguenza dell’incompetenza, e che per gestire l’intero processo che porta alla formulazione delle leggi, basti un po’ di senso pratico, insegnato dall’”università della vita”. Si sono cominciati a selezionare per il parlamento persone senza la minima competenza, totalmente inadeguate al compito. Si sono scelte queste persone non in base alla loro capacità di sintesi in un dialogo complesso, ciò che serve in parlamento, ma in ragione di un fantomatico indice di popolarità fatto di follower e sondaggi. Pensate di avere una appendicite e di dover essere operati, avete una scelta: da un lato c’è un personaggio simpatico e molto popolare, che fino a ieri faceva il pizzaiolo e non ha mai preso un bisturi in mano, però tutti dicono che sia onesto e molto volonteroso. Dall’altro c’è un medico noioso ed antipatico, davvero insopportabile, che però opera da qurant’anni. Da chi vorreste essere operati? Non capisco perché in politica dovrebbe essere diverso. I risultati di questo errore sono sotto gli occhi di tutti: parlamentari totalmente inadeguati al compito, incapaci di selezionare autonomamente una classe dirigente (incapacità di eleggere un Presidente della Repubblica e un Presidente del Consiglio) o di proporre una qualsiasi legge complessa (eutanasia e ddl zan, esempi recenti).
    Le radici di questa sofferenza credo affondino in due grandi vizi della società contemporanea: la paura della complessità e l’allergia alla storia.
    Oggi assistiamo infatti ad una spasmodica ricerca di una visione semplicistica, spesso dicotomica, delle esperienze della vita. E’ un problema soprattutto perché la realtà è quasi sempre complessa e quindi non può, per natura, restituirci risposte facili. Eraclito diceva che la contesa era la madre di tutte le cose: tradotto ai nostri fini vuol dire che, nelle questioni che riguardano la realtà umana, spesso le cose non sono o solo bianche o solo nere, ma complesse tonalità di grigio. In ragione di questa allergia alla complessità tendiamo a selezionare politici che ci presentino ricette semplici ma errate. Il politico che ha più successo è quello che urla di più, che meglio riesce ad orientare verso qualcuno la nostra rabbia e il nostro disagio. Il politico oggi non sembra dover gestire la complessità, ma semplicemente fornire qualcuno da odiare.
    Ma c’è anche un’altra allergia da curare, possibilmente sui banchi di scuola, quella alla storia. Come ci insegna il brevissimo e bellissimo scritto che ci è giunto tramite Senofonte, le parabole di alcuni partiti che proponevano l’incompetenza come valor si sono già viste nella storia, ed hanno avuto tutti lo stesso percorso e lo stesso esito. Forse, una maggiore consapevolezza di esperienze già vissute dal genere umano, potrebbe condurci a scelte migliori, o almeno a non ripetere gli stessi errori nei secoli.

    E in tutto questo che cos’è il diritto della coscienza? Esso interviene al principio ed alla fine del processo che abbiamo considerato. Al principio riguarda il piano delle proposte, di leggi e candidati, che possano fungere da primo carburante del processo. Alla fine riguarda il rapporto ultimo che ciascun cittadino intrattiene con le singole leggi. Faccio due esempi: io non credo che ricorrerei mai all’aborto, eppure sono un fiero sostenitore di una legge; io non credo, pur essendone meno sicuro, che reclamerei per me il diritto all’eutanasia, ma sono un fiero sostenitore di una legge in materia. Queste leggi dovranno essere complesse al punto da restituirmi la complessità del tema bioetico. Non un semplice sì o no, ma dovranno fornire orientamenti che coprano un gran numero di casistiche, e dirmi entro quali limiti queste pratiche possano essere possibili ed entro quali no. Questi limiti, questa complessità, deve essere riflesso delle diverse anime del Paese, ed in particolare di un proficuo dibattito in parlamento, portato avanti da persone di cultura e competenza che abbiano in animo di arrivare a una sintesi utile per il Paese.
    Allora facciamolo questo cittadino, capace di mostrare nell’urna la propria volontà di selezionare un classe politica migliore
    Nasè Adam,
    Amen,
    Rob
     
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0 replies since 22/7/2022, 08:40   30 views
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